E' di nuovo l'8 marzo e ancora, ogni giorno, leggiamo storie di donne minacciate, malmenate e uccise perché osano tentare di riprendersi la loro vita, o cercano di proteggere dalla violenza subita ed assistita i loro figli.
Non stiamo parlando di uno stato del terzo mondo, ma della "civile" Italia.
Dove diventare mamma significa spesso diventare all'istante anche una disoccupata.
Dove trovare un asilo che tenga tuo figlio senza ingoiare ogni mese metà del tuo stipendio è solo una speranza.
Dove una donna che prende lo stesso stipendio di un uomo a parità di lavoro è un fenomeno talmente raro da essere oggetto di studio da parte di esimi scienziati.
Dove ancora oggi, se ti violentano, c'è sempre qualcuno che dice che te la sei cercata, forse perché portavi la minigonna, forse perché camminando muovevi troppo le anche. Ci sarà perfino chi avrà il barbaro coraggio di dire che magari ti è pure piaciuto.
Dove subisci, dal giorno in cui nasci, un sottile, strisciante e pesante condizionamento che ti vuole convincere che certi lavori toccano a te mentre altre cose sono fuori dalla tua portata, e che se non hai un uomo al tuo fianco sei vuota, fallita ed inutile.
Dove, se un uomo non ce l'hai, non pensano mai che tu non l'hai cercato, ma sempre e solo che nessuno ti ha voluta.
Complessivamente, un'atmosfera viziata, inquinata e ammorbante in cui vivere.
Per fortuna gli uomini non sono tutti così: io ho avuto una fortuna sfacciata nella lotteria dell'amore e conosco molti uomini rispettosi, aperti, disposti a mettersi in gioco ed a misurarsi con una donna alla pari.
In ogni caso noi donne dobbiamo tenerci la mano, preoccuparci le une delle altre, ascoltarci e sostenerci tra noi ogni giorno.
Dobbiamo ricordarci a vicenda che il nostro contributo alla vita, alla famiglia, alla società, allo Stato, all'economia, ad uno sviluppo etico e sostenibile è semplicemente incalcolabile.
Che sulle nostre spalle gravano compiti spesso doppi, qualche volta tripli, che noi comunque riusciamo a sopportare anche se a costo di sacrifici e fatica.
E' di nuovo l'8 marzo: approfittiamone per celebrare noi stesse, la nostra forza, il nostro coraggio, la nostra resistenza, la nostra capacità di adattamento, la nostra flessibilità. Domani, almeno domani, guardiamo negli occhi le nostre amiche, le nostre colleghe, le tante donne che condividono la nostra vita, e sorridiamo.
Perché nonostante tutto ce l'abbiamo fatta. Ce la facciamo sempre. E continueremo a farcela.
Siamo velluto fuori e acciaio dentro.
Vi voglio bene
Dani
P.S.: cioccolatini per le colleghe...